La tassazione dell’eredità è il classico esempio di beffa oltre al danno: infatti non solo una persona deve avere a che fare con la tristezza data dalla morte di un proprio caro, ma anche con lo Stato che richiede una quota del patrimonio familiare.
L’imposta di successione, che non è prevista in tutti gli Stati, è stata reintrodotta nel nostro ordinamento dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 (cd. legge finanziaria 2007), prevedendo che, chi riceva dei beni per successione, debba pagare allo Stato italiano un’imposta.
Ma a quali beni si applica? E in che misura si calcola? Esiste un modo per non pagarla?
In questo articolo approfondiremo l’argomento per fornire una risposta a questa ed altre domande.
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Tassazione eredità: a cosa si applica

Per poter calcolare la tassazione dell’eredità bisogna innanzitutto precisare che riguarda l’intero patrimonio del defunto, dopo aver sottratto allo stesso le passività, con alcune eccezioni espressamente previste dalla legge.
Il patrimonio del defunto
In particolare, ai fini del calcolo dell’imposta di successione vanno presi in considerazione:
- Gli immobili di qualsiasi tipologia (sia i fabbricati adibiti ad uso abitativo o strumentale, sia i terreni agricoli o quelli edificabili);
- I beni mobili registrati (ma solo barche ed aeromobili)
- I beni mobili non registrati: tra questi possiamo annoverare sia il danaro che i gioielli, sia le opere d’arte che i crediti in generale, ogni tipologia di conto corrente, compresi i titoli d’investimento (quali azioni, obbligazioni o fondi) o altro rapporto bancario;
- Le aziende e le partecipazioni in società di ogni genere, salvo il caso che ricorrano le condizioni previste dalla legge per applicare l’esenzione a favore dei discendenti.
Le passività
Come detto, prima di applicare le aliquote per calcolare a quanto ammonta la tassazione dell’eredità, occorre sottrarre al patrimonio del defunto le passività.
Tra queste possiamo annoverare:
- I debiti del defunto al momento della sua morte, a patto che risultino da uno dei seguenti documenti:
- atto scritto con data certa risalente ad un momento precedente rispetto a quello dell’apertura della successione;
- scritture contabili obbligatorie se si tratta di debiti riguardanti un’impresa;
- sentenze o altri provvedimenti giudiziali passati in giudicato.
- Le spese mediche o chirurgiche sostenute in favore del defunto negli ultimi sei mesi della sua vita dagli eredi, purchè documentabili e non superiori a 1.032,91 euro.
Tassazione eredità: come si calcola

Stabilito il patrimonio del defunto, per procedere al calcolo della tassazione dell’eredità occorre verificare l’eventuale applicazione di franchigie e poi applicare le aliquote previste dal Decreto Legge n. 262 del 2006, all’articolo 2, comma 48, facilmente consultabili sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
Le franchigie
Quanto alle franchigie, il presupposto di applicazione è il rapporto di parentela con il defunto.
Infatti, lo Stato prevede le seguenti franchigie:
- Un milione di euro se si tratta del coniuge del defunto, dei figli o di altri discendenti in linea retta (figli dei figli, ecc.);
- Centomila euro se si tratta dei fratelli e delle sorelle;
- Un milione e mezzo di euro, a prescindere dal grado di parentela, se si tratta di soggetti per i quali sia stato accertato un handicap grave.
Queste franchigie comportano che qualora la quota di eredità (e non l’intero patrimonio) si attesti sotto tale soglia, non sarà dovuto alcun pagamento (tranne le imposte ipotecarie e catastali nel caso di immobili); in caso contrario, la tassazione dell’eredità si calcolerà sull’eccedenza.
Fermo restando che, ai fini del calcolo della franchigia, si deve sempre tenere conto di quanto ricevuto in vita per donazione dal defunto.
Le aliquote
Anche le aliquote, così come le franchigie, si differenziano in base al rapporto di parentela col defunto.
Più nel dettaglio:
- Il coniuge del defunto, i figli e gli altri parenti in linea retta, sull’eventuale eccedenza derivante dall’applicazione della franchigia, devono pagare il 4%. In pratica, se la singola quota di eredità supera un milione di euro, il beneficiario paga il 4% sul resto, calcolo che andrà ripetuto da ogni beneficiario;
- I fratelli e le sorelle, invece, devono pagare il 6% sull’eventuale eccedenza della franchigia di centomila euro, anche in questo caso da calcolare per ogni fratello o sorella;
- I parenti fino al quarto grado (ovvero i cugini), gli affini i linea retta ( ad esempio suoceri o generi) e gli affini in linea collaterale (ad esempio i cognati) devono pagare anche loro il 6%, ma senza l’applicazione di alcuna franchigia;
- Infine, i parenti di gradi ulteriori o gli estranei devono pagare l’8%, anche in questo caso senza poter beneficiare di alcuna franchigia.
Le imposte sugli immobili
A quanto calcolato, infine, vanno aggiunte le imposte sugli immobili, se presenti nell’eredità.
Tali imposte, a differenza dell’imposta di successione, non presentano franchigie nè aliquote differenti.
Esse si sostanziano in:
- 2% di imposta ipotecaria;
- 1% di imposta catastale.
Come detto, non esistono franchigie: pertanto, le imposte si calcolano sul valore dell’immobile.
Bisogna precisare, però, che il valore a cui si fa riferimento non è quello di mercato ma il valore catastale aggiornato.
Infine, è il caso di ricordare che se chi eredita possiede i requisiti per l’applicazione dei cd. benefici prima casa, non sarà tenuto a pagare tali percentuali ma solo una quota fissa pari ad euro 336.
Tassazione eredità: chi la deve pagare
Sono gli eredi ed i legatari (ovvero coloro che hanno in eredità un singolo bene o diritto, sia per testamento che per legge) a dover pagare l’imposta di successione in base alla propria quota di eredità.
Per fare ciò, non basta presentare la denuncia di successione ma bisogna attendere la richiesta dello Stato.
Più precisamente, dopo aver presentato la denuncia di successione, l’Agenzia delle Entrate effettua i calcoli ed emette un avviso di accertamento entro tre anni.
Quest’atto è simile ad una cartella esattoriale ma non va confusa con i debiti ereditari!
Ricevuto tale atto, si hanno 60 giorni di tempo per versare quanto indicato tramite l’F24 allegato, per evitare di subire l’applicazione delle sanzioni e degli interessi, oltre che eventuali pignoramenti di buste paga o conti correnti.
Tassazione eredità: come non pagarla
In primo luogo, occorre tener presente che alcuni beni non vanno indicati nella denuncia di successioni e non concorrono a calcolare l’imposta di successione:
Tali beni sono:
- Le auto e le moto, a differenza di navi ed aerei;
- i titoli di Stato nonchè quelli ad essi equiparati;
- Le indennità che spettano agli eredi in base a polizze assicurative sulla vita contratte dal defunto.
Tassazione eredità: l’esenzione per le società
Oltre quanto detto, vi è un’esenzione prevista per le società dall’articolo 3, comma 4-ter del Decreto legislativo n. 346/1990 (testo unico sulle imposte di successione e donazione).
Tale disposizione prevede un’agevolazione fiscale per agevolare il passaggio familiare delle aziende di generazione in generazione.
In sostanza, qualora ricorrano determinate condizioni, non sono soggetti all’imposta sulle successioni i trasferimenti effettuati in favore del coniuge e dei figli di aziende, rami, quote e azioni delle stesse.
Le condizioni nelle quali opera tale beneficio sono le seguenti:
- In caso di quote di società di capitali, che l’acquirente acquisisca o integri il controllo della società e lo mantenga per almeno 5 anni;
- in caso di quote di società di persone, che l’acquirente prosegua l’attività societaria per almeno 5 anni, indipendentemente dal controllo della società;
- nel caso di trasferimento dell’azienda o di un ramo della stessa, come nel caso precedente, basta che il proseguimento dell’attività per 5 anni da parte dell’acquirente.
I benefici, inoltre, si estendono anche alle imposte ipotecarie e catastali dovute in presenza di immobili, che quindi non saranno dovute.
Inoltre, le imposte non saranno dovute a prescindere dal valore dei beni trasferiti, anche qualora superino le franchigie sopra indicate.
Occorre precisare, però, che per far si che ciò avvenga occorre sia che il proprietario dell’azienda effettui tale disposizione in un testamento, sia che il beneficiario, al momento dell’apertura della successione, renda specifica dichiarazione in merito, da allegare alla dichiarazione di successione.
Tassazione eredità e rinuncia
Come detto, l’imposta di successione è dovuta da eredi e legatari: pertanto, chi rinuncia all’eredità non sarà tenuto a pagare nulla.
Questa ipotesi, abbastanza drastica, va valutata in casi specifici, quali ad esempio eredità che presentano una cospicua entità di debiti ereditari o assenza di disposizioni patrimoniali, ecc.
Conclusioni
Esaminando come si calcola la tassazione dell’eredità, appare evidente la sua rilevanza economica.
Una corretta applicazione delle agevolazioni previste per la tassazione, può anche evitare l’esborso di ingenti somme di denaro da parte degli eredi.
Per questo motivo, prima di procedere a qualunque atto, è consigliabile rivolgersi ad un avvocato esperto in successioni, che possa analizzare la situazione ereditaria in modo esaustivo, in modo da consigliare al meglio l’erede per evitare di pagare cose non dovute o in eccesso.
Preoccupato per la tassazione dell’eredità?